27 dicembre 2007

Alla musa

Tanto ho disertato le tue strade
Da scordarmi il più magico dei riti:
guardare la cimasa del palazzo
che quel giorno, per caso, in pieno autunno
riparò i nostri corpi dal diluvio.
Poi, più sotto, fissare la finestra
dalla quale, per anni, nei miei sogni,
mi hai osservato rincasare sorridendo.

E tanto sto pagando questo fallo
da vivere nei sogni l’incubo più truce
fissare, volto incredulo, il palazzo
e vedere dov’era la finestra,
stampato il tuo sorriso come sponsor
di una marca sconosciuta di profumi.

17 dicembre 2007

...

Ormai è certo che mi anticipi
lungo le strade, sui ponti, tra le gente.
Ma mentre la più parte ti dimentica,
io continuo ammaliato del mio passo
dal tuo odore e dai tuoi simboli.

Il tappo di spumante che galleggia
dopo l’ultima festa nella pozza
al ritmo del volgere degli attimi in minuti.
Il bracciale spezzato che per terra
disegna il cerchio non concluso
dei nostri mesi. E il lampione,
che singhiozza luce gialla a singulti,
batte il tempo del mio incedere.

E tra un suo silenzio e l’altro
quel singhiozzo mi ricorda una certezza:
che non è in metri che si conta
la distanza crescente dei tuoi tacchi.